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“Sunshine on Leith”: l’Hibernian, Trainspotting e la Chemical Generation

Alcune squadre vengono ricordate per una bacheca ricca di successi, altre per ciò che rappresentano ben oltre il terreno di gioco. A Edimburgo l’Hibernian fa parte senza dubbio del secondo gruppo. Una storia fuori dal comune sin dalla sua fondazione, di matrice cattolica ben prima del Celtic Glasgow, impreziosita dal periodo d’oro dei leggendari “Famous Five”, una squadra in grado di mettere in ginocchio il Barcellona negli anni ’60, fino ad arrivare all’epoca più recente, fatta di poche soddisfazioni sportive ma di parecchi dettagli che a TheBegbieInside.com non possono certo passare inosservati.

“Non so mica se mi piace tifare una squadra che vince” – Mark Renton, Porno

Una cosa che ha sempre accompagnato l’Hibernian sin dagli albori è la matrice umile e “operaia” della squadra, originaria di Leith, il quartiere portuale, tra i meno consigliabili della capitale scozzese. L’atmosfera di una squadra “ruvida” e combattiva si è sempre trasferita anche nello storico stadio di Easter Road, in contrapposizione con i rivali cittadini dei quartieri alti e di tradizione protestante degli Hearts of Midlothian. Il calcio champagne, dalle parti di Edimburgo si è visto soltanto per poche decadi, ma il sudore e la rabbia agonistica tipica dei campi scozzesi non è mai mancata.

L’epoca casual e il CCS, Capital City Service

Hibernian Capital City Service

L’agonismo, soprattutto negli anni ’80 e primi ’90, non manca nemmeno sugli spalti. Un ragazzino di nome Derek Dykes, insieme ad altri suoi amici, nel 1984 fonda il CCS, Capital City Service, una delle firm di tifosi più violente e rispettate del panorama britannico. Celebri gli scontri contro i rivali dell’Aberdeen, dei Rangers (memorabile quello durante il concerto dei Madness) e addirittura contro le leggendarie tifoserie di Millwall e West Ham. Al suo apice il CCS vantava circa 600 membri, precise tattiche da guerriglia che si ispiravano all’esercito e, non ultimo, una sorta di vivaio di giovani adepti, la Baby Crew. Ci si trovava in settimana al Penny Black, al Thistle o al Royal Nip, e dopo fiumi McEwan’s si organizzava l’assalto ai rivali del weekend. Il CCS ha rappresentato per diversi anni una vera e propria minaccia per l’ordine pubblico, dando un forte contributo anche alla creazione della Tartan Army, il gruppo ultras della Nazionale scozzese, finché le riforme repressive di Margaret Thatcher, ma soprattutto le droghe sintetiche fecero breccia ad Edimburgo.

L’Hibernian, la squadra della capitale europea dell’AIDS e della Chemical Generation

Hibernian Trainspotting Chemical Generation Edinburgh Edimburgo

Il quartiere in cui si raggiunge il picco di consumo e spaccio di droga, manco a dirlo, è quello di Leith. Niente di strano se si pensa che negli anni ’80 la zona spiccava per povertà, baraccopoli, disoccupazione, aree a luci rosse, e solo nell’ultimo periodo ha subito una rivalutazione da parte del governo. Tra gli abitanti del quartiere e tra i ragazzi che passavano le serate sul Walk, nei pub con il CCS, c’era spesso anche un certo Irvine Welsh. “Solo per bere, mai negli scontri” precisa con un po’ di sarcasmo e superiorità Derek Dykes nel suo libro ‘These colours don’t run’. Fatto sta che Welsh con i suoi romanzi è riuscito a tracciare in maniera fedele e dissacrante uno spaccato del degrado generazionale e della fede calcistica presente a Leith anche nei momenti più bui. C’è Coco Bryce in Acid House che fa ufficialmente parte del Capital City Service, o Renton e Tommy, tifosi sfegatati spesso presenti ad Easter Road, fino ad arrivare a Francis Begbie che, malgrado non venga mai svelato in Trainspotting, Porno o Skagboys, rappresenta in maniera inequivocabile uno dei più violenti tifosi dell’Hibernian.

“Sunshine on Leith”, i The Proclaimers scandiscono le emozioni del quartiere

The Proclaimers Sunshine on Leith Edimburgo Edinburgh Hibernian

Leith, in ogni caso, non rappresenta soltanto droga, violenza e povertà. Storicamente è sinonimo anche di ribellione, riscatto sociale e senso di appartenenza. Sensazioni che vengono trasmesse musicalmente dai The Proclaimers, che al loro quartiere ricco di storia e contraddizioni hanno dedicato un album e un’omonima canzone nel 1988: “Sunshine on Leith”, diventata di diritto l’inno dell’Hibernian.
“My heart was broken, You saw it, You claimed it, You touched it, You saved it”, recita una parte del testo, quasi a mo di litania. Sofferenza e orgoglio. Prima di tutto.

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