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Oliver Neuville, l’eroe da copertina mancato

Lo sport è crudele. Il calcio ancora di più. C’è chi in carriera, da panchinaro o meno, ha vinto più di quanto avesse realmente meritato, c’è chi invece ha dovuto accontentarsi delle briciole nonostante il talento.
Oliver Neuville fa sicuramente parte della seconda categoria. Un attaccante rapido e tatticamente prezioso che, nella neauseante era del falso nueve, avrebbe fatto le fortune di diversi allenatori. Peccato che la sua carriera sia terminata nel 2010 e con esiti non esattamente trionfali.

Oliver Neuville, l’attaccante tedesco… che non parla tedesco

Oliver Neuville Servette

La sua storia, in ogni caso, vale la pena di essere raccontata anche soltanto per ciò che va oltre il rettangolo verde. Oliver Neuville vestirà la maglia della Nazionale tedesca per dieci anni, dal 1998 al 2008, ma nasce a Locarno (Svizzera italiana) nel 1973 da padre tedesco e madre calabrese. I primi calci al pallone li tira dalle parti di Filadelfia (Vibo Valentia) e cercando sul web c’è chi effettivamente si ricorda delle partite al mare giocate con lo ‘svizzerino’. La sua prima squadra è il Gambarogno (4800 abitanti nel Canton Ticino), per poi passare al Locarno, dove a 18 anni, oltre agli allenamenti, veniva impiegato in ufficio, perché a vedere il suo fisico gracilino e il suo carattere timido e introverso nessuno scommetteva davvero su di lui per una carriera nel mondo del calcio. Quindi meglio imparare un’altra professione.
Neuville tuttavia non si arrende e nel 1992 passa al Servette, guadagnandosi la giusta considerazione con 41 gol in 91 presenze e un campionato svizzero vinto da indiscusso protagonista. La tappa successiva della carriera è in Spagna, nel Tenerife guidato da un certo Jupp Heynckes, dove con 5 reti stagionali Oliver non sfigura. La sua esperienza in terra iberica, comunque, durerà una sola stagione. A 24 anni c’è la Germania di papà nel suo destino, nello specifico l’Hansa Rostock, ma contratiamente a quanto si possa pensare per Neuville è tutto tranne che un approdo a casa.
“Mia mamma è italiana e sono cresciuto in Ticino: quando ero al Servette ho imparato il francese e a Tenerife qualche parola di spagnolo. Mio padre, quando s’arrabbiava, mi parlava tedesco: io non l’ho mai imparato anche perché erano rare le volte in cui papà perdeva la pazienza”. Si narra che nei primi tempi chiedesse per ogni cosa la traduzione in italiano, per la campanilistica gioia dei tedeschi, ma ci mette poco a farsi apprezzare dai tifosi, segnando in due stagioni 22 gol e conquistando la nazionale tedesca. Neuville si era tenuto stretto anche il passaporto italiano, ma con la Serie A e la selezione azzurra al suo massimo splendore, con Baggio, Totti, Del Piero, Vieri, Inzaghi e molti altri una convocazione dalle parti dello stivale rappresentava pura utopia.

La (non) consacrazione: il Bayer Neverkusen

Nel 1999 Oliver Neuville passa al Bayer Leverkusen, uno dei club più quotati della Bundesliga, dopo Bayern Monaco e Borussia Dortmund, già reduce da due recenti secondi posti in campionato. La rosa delle ‘aspirine’ comprende diversi giocatori destinati a grandi traguardi, dal giovane Ballack a Lucio, passando per Ze Roberto e Berbatov. Neuville si cala perfettamente nel contesto e insieme al leggendario Ulf Kirsten compone il tandem d’attacco titolare della squadra. Nella stagione 1999-2000 il Bayer Leverkusen ottiene nuovamente il secondo posto in campionato, ma è due anni più tardi (2001-2002) che la squadra raggiungerà il suo apice.
E’ il sorprendente Bayer Leverkusen di Klaus Toppmöller, giunto a maggio in finale di Coppa di Germania, in testa alla Bundesliga e in finale di Champions League, grazie anche a un gol straordinario di Neuville (7 reti in 16 partite in Champions League nella stagione 2001-2002) a Old Trafford contro il Manchester United.

Oliver Neuville Bayer Leverkusen Neverkusen Manchester United

Ma il calcio non sempre vede di buon occhio le favole e un’impresa sportiva che poteva far impallidire il Leicester City di Ranieri si trasforma nel giro di pochi giorni in uno psicodramma. PERSA la finale di Coppa di Germania, PERSO il campionato, PERSA la finale di Champions League contro il Real Madrid. La partita che poteva essere ricordata per l’eroica vittoria delle ‘aspirine’ passa invece agli annali per il mostruoso gol al volo di Zidane che condanna la formazione tedesca. E’ il Bayer NEVERkusen.
Alcuni dei giovani talenti della squadra, come Ballack, Lucio o Berbatov, si rifaranno almeno in parte di quella cocente sconfitta negli anni successivi. Neuville, ormai all’apice della sua maturazione calcistica, decisamente meno.

Il sogno Mondiale si stampa sul palo

Oliver Neuville Germany Germania Deutschland World Cup 2002

Pochi mesi dopo il destino è ancora più beffardo. Neuville viene incluso nella rosa della Germania per la Coppa del Mondo 2002 e seppur da seconda linea riesce a segnare gol pesanti che trascinano i tedeschi in un’inaspettata finale contro il Brasile. E’ la Seleção di Ronaldo, Rivaldo, Ronaldinho e Roberto Carlos, ma a inizio secondo tempo la più ghiotta occasione per sbloccare la partita ce l’ha la Germania. Neuville calcia dai trenta metri una punizione d’esterno alla Roberto Carlos, ma la palla si stampa clamorosamente sul palo. Probabilmente il Brasile avrebbe rimontato e stravinto comunque la partita, terminata poi 2-0 per i verdeoro, ma in quel legno colpito c’è senza dubbio qualcosa in più che un’occasione da gol sfiorata. C’è tutta la carriera dello ‘svizzerino’, perennemente ad un passo dalla meritata consacrazione.
Da quel momento la luce si spegne. Con il Leverkusen Neuville nelle due stagioni successive non arriverà nemmeno in doppia cifra, e con la Germania, tanto per cambiare, arriveranno altre cocenti delusioni, dal terzo posto nel Mondiale casalingo del 2006 al secondo posto di Euro 2008.

Il Borussia Mönchengladbach e l’addio

Oliver Neuville Borussia Moenchengladbach

Nel 2004 Oliver Neuville passa ai rivali del Borussia Mönchengladbach, dove torna a segnare con una certa regolarità nonostante la squadra viva alti e bassi, come la retrocessione nel 2006-2007 e l’immediato ritorno in Bundesliga che vede proprio in Neuville l’artefice principale. L’addio al calcio arriverà a 37 anni dopo alcune apparizioni nella stagione 2010-2011 con la maglia dell’Arminia Bielefeld seguite da una rescissione consensuale. Le sue parole poco dopo il ritiro rivelano la speranza di tutto ciò che poteva essere, ma che non è mai stato. “È definitivamente finita. Ci riflettevo da qualche tempo ma non è andata come speravo: ero convinto di poter continuare a giocare”.
Su YouTube i suoi highlights non sono accompagnati da una canzone techno o da qualcosa che dia la carica. E’ Bittersweet Symphony dei Verve a scandire le sue giocate, perfetta per uno come lui. Un eroe da copertina che non c’è mai stato.

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