Monaco e Ajaccio. Dovrebbero essere queste, probabilmente, le rivalità cittadine più sentite da parte dei tifosi di Nizza e Bastia. Nel calcio, nella politica e nella vita, soprattutto quando questi tre ambiti si fondono, però, non tutto segue un percorso lineare.
Succede infatti che il derby più sentito tra Costa Azzurra e Corsica, a causa di diversi episodi avvenuti negli anni, diventi improvvisamente proprio Nizza-Bastia, malgrado le due città distino circa 250 chilometri in linea d’aria.
La nascita della rivalità tra Nizza e Bastia: l’occupazione del campus universitario
Risale tutto agli anni ’70, quando una sorta di rapporto di buon vicinato si trasforma in poco tempo in una situazione decisamente delicata. All’epoca sono molti infatti gli studenti corsi che decidono di frequentare l’università nel sud della Francia, tra Marsiglia e Nizza. Nessun dramma, nessuna frizione: addirittura, sportivamente parlando, la relazione tra Nizza e Bastia era decisamente amichevole (il Nizza fu più volte invitato a Bastia per i ritiri stagionali), fondato sul sostegno reciproco ai moti indipendentisti cittadini.
L’orgoglio nazionalista, però, si trasforma ben presto in qualcosa di più grosso. Gli studenti corsi indipendentisti decidono di occupare il campus universitario di Nizza, scatenando scontri e disordini in città. In questo periodo, in Corsica, si fa largo la lotta armata promossa dal FLNC (Fronte di Liberazione Naziunalista Corsu), che con attentati dinamitardi terrorizza l’isola e diverse città francesi. Con questo clima rovente come scenario, nell’aprile 1976, il caso mette di fronte proprio Nizza e Bastia in un match valevole per gli ottavi di finale di Coppa di Francia, dagli esiti tutt’altro che sereni.
L’andata a Nizza finisce 2-2 e verrà ricordata per una maxi rissa sul terreno di gioco, oltre che sugli spalti. I giocatori rossoneri vengono minacciati in vista del ritorno, vengono assaltati diversi negozi del centro e la Federcalcio propone che la seconda partita si giochi sul campo neutro di Rennes. Sotto la pressione del sindaco di allora, Jacques Médecin, però, il Nizza decide di ritirarsi e perdere 4-0 a tavolino la partita.
Nizza-Bastia nel 1992: la rivalità diventa una questione tra ultras
Dopo diverso tempo Nizza e Bastia tornano a sfidarsi nel 1992, ancora in Coppa di Francia. Gli scontri sono inevitabili, i corsi distruggono il settore ospiti dello stadio e un petardo esplode accanto al portiere del Nizza Jean-Philippe Mattio, ma è nel centro città che si verificano gli episodi peggiori. I negozi vengono saccheggiati da 3000 tifosi corsi, le vetrine distrutte e la rivalità diventa odio in maniera inequivocabile. Da questi scontri nasceranno, o in alcuni casi si espenderanno, inoltre, diversi gruppi ultras in entrambe le squadre, seguendo la filosofia casual di derivazione inglese.
Nizza-Bastia nell’ultimo decennio
Passa ancora qualche anno e nel 2004 il pullman del Nizza viene accolto da una sassaiola in Corsica. L’odio tra le due fazioni è ormai qualcosa di inarrestabile: nel 2011, nonostante le due squadre giochino in serie diverse, i tifosi del Nizza approfittano di una trasferta del Bastia a Fréjus per scontrarsi al porto cittadino.
Sabato c’è stato un nuovo capitolo della rivalità, resa ancora più rovente dalla decisione del prefetto di Nizza di vietare la presenza di ogni bandiera relativa all’indipendentismo corso. Un provvedimento forte, giudicato assurdo addirittura anche da giocatori e tifosi del Nizza. Il Bastia, dal canto suo, risponde provocatoriamente effettuando il riscaldamento con una maglia raffigurante il Moro e una X rossa a coprirlo parzialmente.
Un pochino più sopra le righe, invece, è stato il portiere di riserva del club corso, Jean-Louis Leca, che dopo la storica vittoria del Bastia all’Allianz Riviera ha deciso di festeggiare in campo sfoggiando proprio la versione integrale della bandiera della Corsica. Una decisione non proprio tra le più intelligenti, visto che in pochi secondi sul terreno di gioco si scatena il caos e i tifosi del Nizza invadono il campo per sottrarre il vessillo.
Finisce in rissa ancora una volta, in campo e sugli spalti. Non si tratta di una semplice emulazione di quanto accaduto martedì tra Serbia e Albania a Belgrado, la rivalità resta viva e ha radici profonde, in attesa di un nuovo episodio di un derby così lontano, così vicino.