La triste storia del Belfast Celtic e di quel folle pomeriggio a Windsor Park

C’è una cosa che a Belfast impari a conoscere sulla tua pelle: calcio, politica e religione vanno sempre a braccetto e convivono l’uno nell’altro. Sempre e comunque, senza eccezione alcuna. Si tratta di tre aspetti che segnano l’esistenza di ogni squadra di calcio, ma che a volte possono anche decretarne la fine. Ne sa qualcosa il Belfast Celtic, club fondato nel 1891 da un gruppo di cattolici che si ispirò ai predecessori dell’altro Celtic, quello scozzese di Glasgow nato appena quattro anni prima, simbolo per antonomasia della parte cattolica della città. La neo-nata squadra assunse come modello in tutto e per tutto i Bhoys, ereditandone i colori sociali bianco e verde e ribattezzando anche il proprio stadio allo stesso modo di quello dei loro padri fondatori: Celtic Park, un impianto ovale con il campo da gioco circondato da una striscia di terra battuta utilizzata per la corsa dei cani e una capacità stimata in 50mila posti, un dato di tutto rispetto in un’epoca in cui il football era ancora agli albori.

Così come i cugini del Celtic, che fin da subito dovettero fronteggiare la presenza dei Rangers, il Belfast Celtic trovò ad attenderlo una squadra venuta al mondo cinque anni prima e già radicata sul suolo cittadino. Si trattava del Linfield, club che racchiude nel suo DNA la spiegazione perfetta per capire quanto a Belfast il calcio non sia un semplice sport. Fondato nel marzo del 1866 a Sandy Row, una comunità di operai protestanti unionista, lealista, ostile verso i cattolici e affiliata con i paramilitari dell’Ulster Defence Association (UDA) e con l’Orange Order, la squadra divenne il simbolo per eccellenza della parte protestante e lealista di Belfast, adottando Windsor Park come stadio casalingo a partire dal 1904. La palizzata di odio, intolleranza religiosa e ghettizzazione non avrebbe tardato ad arrivare, innescando una reazione a catena che avrebbe in seguito avuto conseguenze disastrose.

Con queste premesse, il Belfast Celtic fu ammesso alla Irish League nel 1896, ottenendo il primo titolo nazionale nella stagione 1899/90 proprio grazie a una vittoria sui rivali del Linfield. Ne seguirono poi altri tre, prima che nel 1920 la squadra venisse esclusa dalla Irish League a causa della strage passata alla storia come Bloody Sunday; l’incidente, avvenuto al Croke Park di Dublino durante una partita di calcio gaelico, vide l’esercito britannico sparare sulla folla, provocando la morte di 14 spettatori e un giocatore. Erano anni molto difficili per l’Irlanda: la guerra per ottenere l’indipendenza era in pieno svolgimento, l’IRA aveva iniziato la proprio lotta armata contro la Corona britannica e al Belfast Celtic non fu d’aiuto vantare una tifoseria formata soprattutto da irlandesi indipendentisti e cattolici. Per la prima volta dopo nemmeno trent’anni di vita, i bianco-verdi avevano toccato con mano quanto fossero influenti politica e religione in una città come Belfast. Purtroppo per loro, il peggio doveva ancora arrivare.

La squalifica durò quattro anni, al termine dei quali il club ricominciò da dove aveva iniziato: vincendo. Furono messi in bacheca altri titoli e svariate coppe nazionali, in perenne duello con gli ormai acerrimi nemici del Linfield. Questo forte dualismo portò alla nascita del Big Two Derby tra quelle che erano diventate le squadre più forti della città e i simboli della perfetta divisione della stessa: da una parte il Belfast Celtic, cattolico, filo-irlandese e indipendentista, dall’altra il Linfield, protestante, filo-britannico e unionista, unito insieme a Chelsea e Rangers sotto l’appellativo di Blues Brothers (dal comune colore delle maglie da gioco). Nel mezzo, simpatie sempre maggiori rispettivamente per le gesta dell’IRA e dell’UDA.
Gli incontri –che spesso si tramutavano in feroci scontri tra le opposte tifoserie – proseguirono regolarmente in campionato e in coppa fino al 1948, quando la follia e l’odio atavico presero il sopravvento segnando il giorno più triste nella storia del Belfast Celtic.

Stagione 1948-49, siamo al 26 dicembre e si gioca il consueto Boxing Day. A Windsor Park Linfield e Belfast Celtic si apprestano a battagliare per l’ennesima volta. Quella volta che si rivelerà essere anche l’ultima.
I padroni di casa non vincono un titolo dal 1934-35, i bianco-verdi sono invece reduci dal successo ottenuto l’anno precedente. Il Belfast Celtic è in vantaggio a pochissimi minuti dal termine, quando il Linfield trova il gol del pareggio che scatena il finimondo e fa sospendere la partita: moltissimi tifosi si riversano in campo e si avventano sui giocatori avversari, ferendone tre in modo grave, tra cui l’attaccante Jimmy Jones a cui viene rotta una gamba e sul quale i tifosi continuano ad accanirsi una volta persi i sensi.
Quella stessa notte la dirigenza del club decide di ritirare la squadra dal campionato. Stavolta si era davvero superato il limite: l’intolleranza religiosa verso i cattolici non poteva giustificare un episodio tanto grave e crudele. L’attività agonistica continuò con qualche tournée e con delle esibizioni amichevoli, sino al definitivo scioglimento del Belfast Celtic avvenuto nel 1960 dopo una gara disputata contro il Coleraine.
Si chiudeva così, nel peggiore dei modi e dopo meno di un secolo di vita, l’esistenza di una squadra nata per dare un’occasione di riscatto alla comunità cattolica di Belfast, sulle orme di quanto fatto da padre Walfrid con il Celtic nel 1887. I sostenitori dell’ormai defunto club decisero di seguire le gesta di un’altra compagine cattolica di Belfast, il Cliftonville, mentre il ruolo del Belfast Celtic nel Big Two Derby venne preso dal Glentoran, che divenne negli anni a venire la seconda squadra più titolata del Paese alle spalle dell’irraggiungibile Linfield.

Non mancò nemmeno chi continuò a fare il tifo per l’altro Celtic, da cui tutto era nato e in cui tutto – per alcuni – proseguì. Che ci si trovi a Belfast o a Glasgow, politica e religione hanno un peso troppo influente per poter essere sottovalutate. Sono aspetti tanto affascinanti quanto, alle volte, persino pericolosi. Nel caso del Belfast Celtic, addirittura letali. Ci sono posti al mondo in cui il calcio non è solo uno sport, altri ancora in cui è tutto tranne che uno sport. E Belfast appartiene proprio a quest’ultima categoria.

Belfast Celtic Windsor Park

[articolo di Indro Pajaro per TheBegbieInside.com]

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