Rivedere le foto dello stadio del Kasımpaşa, anche a distanza di tempo, lascia sensazioni contrastanti. Un pizzico di indifferenza dal punto di vista sportivo e architettonico, recentemente ristrutturato con 14.234 posti, grande curiosità per tutto ciò che non riguarda prettamente il rettangolo verde. Lo stadio non è dedicato casualmente al Primo Ministro Recep Tayyip Erdogan, è l’impianto dove il premier turco, uno dei leader politici più osservati e discussi al mondo, ha mosso i suoi primi passi da calciatore.
La propaganda, ma non solo, assicura che la sua carriera nel mondo del calcio avrebbe meritato decisamente più fortuna. Se non fosse che il padre di Recep, Ahmed Erdogan, proibì al figlio di entrare tra i professionisti. Lo voleva il Fenerbahce, club per cui il premier turco non ha mai fatto mistero di tifare, non se ne fece nulla. Ma il fil rouge tra Erdogan e il calcio non si è mai spezzato, nemmeno con l’ascesa politica. Anzi.
La carriera semi professionistica di Erdogan passa anche dallo IETT, il club amatoriale delle ferrovie di Istanbul, che confluirà poi nel 1990, insieme ad altre società, nell’Istanbul BB, la squadra/polisportiva gestita dall’amministrazione comunale della città turca. E dallo stesso Erdogan dal 1994 al 2000, in carica come sindaco di Istanbul. Un club da sempre controverso, privo di una propria identità e di un bacino di tifosi (emblematica la media di 5.000 spettatori nello stadio Ataturk da 81.000 posti), e, soprattutto negli ultimi anni, oggetto di feroci critiche per quanto riguarda lo spreco di denaro pubblico.
Un’occasione ghiotta per guadagnare consensi in campagna elettorale per il partito di Erdogan, che nel 2014 non solo scorpora la tanto contestata squadra di calcio dalla gestione municipale, ma rifonda il club militante nella massima serie associandolo a un quartiere di Istanbul in forte espansione: Başakşehir (un potenziale bacino da oltre 220.000 voti), in cui sorgerà anche il terzo aeroporto della città. Fiore all’occhiello dell’amministrazione Akp.
Nasce così l’Istanbul Başakşehir, con tanto di avveniristico stadio nel quartiere, intitolato a Fatih Terim. Una vera e propria alternativa sportiva e politica alle più importanti squadre di Istanbul e della Turchia: Galatasaray, Fenerbahce e Besiktas, i cui tifosi non hanno mai nascosto una feroce opposizione alle politiche di Erdogan, tanto da scendere diverse volte in Piazza Taksim negli ultimi anni, uniti in un’inedita alleanza contro il regime del premier.
Una rivoluzione silenziosa, pronta a modificare gli scenari sportivi e politici del paese negli anni a venire. Non è casuale, infatti, l’imposizione del governo turco nei confronti del Galatasaray di cancellare dalla Hall of Fame Hakan Sukur, ex amico fraterno nonché ex alleato politico di Erdogan, e Arif Erdem, entrambi latitanti e accusati di aver collaborato al fallito colpo di stato gulenista.
Un epilogo drammatico, dopo aver contribuito con la maglia dei Cim Bom all’unica storica affermazione di un club turco in Europa nel 2000, la vittoria della Coppa UEFA. Quell’Europa che in Turchia, giorno dopo giorno, appare ormai sempre più lontana.