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Glory to Ukraine, Glory to the heroes! – Il mondo ultras in piazza Maidan

Nessuna tessera del tifoso o manifestazione per una curva chiusa. Il tanto bistrattato fenomeno ultras sa essere anche molto altro, soprattutto fuori dai confini italiani.
Lo sanno bene in Croazia, dove Zvonimir Boban, per difendere un supporter, ha sferrato un calcio a un agente di Polizia, dando il via alla guerra d’indipendenza al Marakana di Belgrado il 13 maggio 1990.
Lo sanno bene a Istanbul, dove negli ultimi mesi i tifosi rivali di Galatasaray, Besiktas e Fenerbahce sono scesi in piazza uniti in un’alleanza inedita per contestare il governo Erdogan.
Lo sanno ancora meglio a Kiev, dove, che piaccia o no, il tifo organizzato della Dinamo (gli Ultras FCDK) e quello del Metalist Kharkiv hanno avuto un ruolo molto importante nelle rivolte di piazza Maidan.
Per carità, nessuna favola, è il caso di specificare. La situazione in Ucraina è tuttora in continua evoluzione e nessuno ha intenzione di utilizzare toni trionfalistici in una battaglia che, più di buoni o cattivi, per il momento ha portato soltanto a numerose vittime, ma è giusto sottolineare quanto il calcio, ancora una volta, rappresenti una parte integrante all’interno di ogni sfaccettatura della nostra società.
Dalle prime occupazioni degli edifici istituzionali agli ultimi scontri che hanno costretto il premier Viktor Yanukovich a fuggire verso il confine, tutte le mosse della rivolta ucraina, da quelle più pacifiche fino ad arrivare alle insurrezioni più cruente, sono state scandite dal sostegno degli ultrà, uniti in trincea insieme ai sostenitori del partito filoeuropeista Patria di Julija Tymošenko e celati sotto il Tridente di Stepan Bandera, emblema estremista del movimento Pravyi Sektor (“fazione di destra”) di Dmytro Yarosh. Stepan Bandera, per chi fosse rimasto indietro con qualche pagina del sussidiario, è lo storico comandante dell’Upa (l’esercito di liberazione ucraino), che durante la Seconda Guerra Mondiale provò a creare, con il beneplacito di Hitler, una nazione Ucraina occidentale etnicamente pura, libera da russi, polacchi, zingari ed ebrei. Ideologia, ovviamente, troppo orientata al nazismo, ma sposata nei suoi punti meno estremi da gran parte degli oppositori del regime ucraino, con l’intenzione di creare una nazione divisa in due: una parte filoeuropeista e un’altra lasciata nelle mani dello zarismo russo. Poco praticabile per il momento, ma da non escludere a priori considerando le enormi differenze a livello politico tra la parte occidentale e quella orientale dell’Ucraina e le continue evoluzioni degli ultimi giorni.
Nel frattempo, tornando al calcio, giovedì scorso la Dinamo Kiev ha giocato a Cipro, in campo neutro, la partita di Europa League contro il Valencia. I tifosi ucraini presenti erano quattro, approdati a Nicosia con il solo scopo di mantenere viva l’attenzione dell’opinione pubblica internzionale sulla rivolta di piazza Maidan. “Pray for our heroes” recitava in maniera eloquente il loro unico striscione. L’ennesima dimostrazione di quanto il calcio sappia raccontare storie che vanno ben oltre il semplice gesto atletico. Per la cronaca, il campionato ucraino si avvia verso la sospensione, troppo alto il rischio di nuovi scontri, soprattutto tra squadre dell’Ovest e dell’Est della nazione. Gli Eroi, come vengono chiamati, in ogni caso sono distratti da ben altro: la battaglia per la propria libertà.

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