Una marea rossa marcia per avenue Michelet. Non si tratta di una delle tante manifestazioni che negli ultimi tempi hanno paralizzato la Francia, organizzate dal sindacato di sinistra CGT contro la contestatissima “Loi travail”, bensì le migliaia di tifosi ungheresi che hanno invaso Marsiglia per la partita di Euro 2016 con l’Islanda. Sono trentamila, più di quanti mi sarei immaginato. Mentre mi dirigo verso lo stadio Velodrome scambio alcune parole con un paio di loro.
«C’è tanto entusiasmo perché dopo trent’anni la nazionale torna a giocare la fase finale di una competizione» mi spiega Adam che è arrivato da Bordeaux dove ha visto il debutto contro l’Austria.
«Dal Mundial 1986 in Messico l’Ungheria non si era più qualificata. Come la stragrande parte degli appassionati che sono arrivati in Francia, fino ad adesso i Mondiali o gli Europei li ho visti solo in TV, quando giocavano le altre nazionali! La vittoria secca per 2-0 contro l’Austria, poi, era inattesa e questo risultato ha galvanizzato tutti.»
A Viktor, che ha raggiunto Marsiglia in motocicletta con la fidanzata, invece chiedo il significato delle magliette nere, indossate da un centinaio di supporters più giovani, che contrastano con il rosso predominante della tifoseria. Voglio sapere se, come in Italia, caratterizza i movimenti (o tifoserie) ultranazionalistici e di destra.
«È il simbolo della protesta contro la Tessera del Tifoso che è stata da poco introdotta anche in Ungheria e ha modalità simili a quella vostra italiana. Tuttavia, devo ammettere che ha permesso di fare filtro contro i più esagitati, impedendogli di seguire la nazionale in Francia.»
Di fatto, dalla mattina quando si sono ritrovati al Vieux Port fino alla fine della giornata, il comportamento dei supporters magiari è stato irreprensibile, solo cori canti, fumogeni e voglia di fare festa. Solo qualche scaramuccia con gli stewards prima dell’incontro a causa della cattiva organizzazione da parte dell’UEFA.
Un’ora e mezzo in fila sotto il sole prima di poter accedere allo stadio, a causa di un lento doppio filtraggio per i controlli. Anche io, per la cronaca, ho perso la calma gridando ad uno steward che non ero un hooligan della Croazia e non avevo torce con me! Torce che invece qualcuno è riuscito lo stesso a far entrare e sono servite per la spettacolare coreografia che ha accolto l’ingresso delle squadre sul terreno di gioco. Da quel momento, solo grande tifo e incitamento per l’Ungheria, a compensazione di una partita sostanzialmente mediocre. E quando al 88’, nel tentativo di anticipare l’attaccante, il difensore islandese Saevarsson ha spedito la palla nella sua rete regalando il pareggio proprio sotto il settore più caldo del tifo magiaro, la Virage Sud è letteralmente esplosa e il giocatore ungherese autore del cross ha eluso il cordone degli steward ed è andato ad abbracciare i tifosi per la gioia. Ancora torce e petardi, in barba ai controlli, tifo alle stelle con il Velodrome che è diventato una bolgia nei minuti finali. Nonostante la nutrita rappresentanza islandese, sembrava di giocare a Budapest!
Con una vittoria e due pareggi l’Ungheria è agli Ottavi di finale. I magiari hanno atteso per troppo tempo di tornare ad essere protagonisti nel calcio e non vogliono fermarsi proprio ora.
Francesco Sani per TheBegbieInside.com