#BegbieOnTour via Padova Milano Bar Pub Locali Football Pub Sports Pub Soccer Calcio

#BegbieOnTour ep. 1 – Quartier generale in via Padova

Sapete meglio di me che Begbie a Milano il giovedì non va al Capetown in Porta Genova, e il venerdì non spende certo 15 euro per vedere i ragazzi dal finto disagio del Rocket. Frequenta ben altri bar/locali/kebabbari, che ha deciso di “mappare” nel suo #BegbieOnTour.
Si comincia da quello che si può definire il quartier generale: MM2, direzione Cascina Gobba (l’Anagnina milanese), fermata Crescenzago e si va verso via Padova, altezza Parco Emo (lol). Di fronte c’è un palazzo arancione che ha più bar che appartamenti, più slot machine che bambini. Il prescelto è il primo da sinistra.
Gestione cinese, clientela rumena/italiana/egiziana/marocchina e fiumi di birra dalle 10 del mattino. Ognuno ha la sua bolletta in tasca che tira fuori come se fosse un santino, ma a differenza dei più devoti loro ci bestemmiano contro. Tra una giocata alle slot e una lettura alla gazza i pre-partita scorrono via lisci, poi scende il silenzio per i primi minuti di Direttagol.
Inter, Milan e Juventus sono le squadre più tifate e, naturalmente, i personaggi migliori del bar sono i clienti stranieri.
M. viene dalla Liberia, tifa Milan, di calcio non ne capisce molto, ma sa bene, a modo suo, qual è la cura per risollevare le sorti dei rossoneri: avere 5 Muntari e 5 Essien titolari, più un portiere (meglio se africano). Ad ogni azione sbagliata la domanda è d’obbligo: “Ma perché non gioca Muntari?”, e se per sbaglio Essien dovesse provare a tirare in porta non ce n’è per nessuno. M. esulta prima di vedere dove finirà il pallone.
O., invece, è egiziano, interista sfegatato e incazzato per i pochi rigori concessi a favore dei nerazzurri. Ogni volta che Guarin subisce un fallo a centrocampo l’urlo è sempre lo stesso: “Ma quello è reeegore!”, così come il gesto dell’ombrello rifilato a tutti i gufi presenti durante le partite.
Alla fine dei novanta minuti la sensazione predominante è quella dell’amaro in bocca, tra sconfitte, bollette perse nei minuti di recupero e personaggi che si sono giocati la casa in scommesse. Meglio prendersi un’altra birra da 66 per dimenticare, a meno che non siate uno dei rari vincitori.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

2 + dieci =